Nell’ultimo decennio in tutto l’occidente si è riscontrato un fortissimo interesse per questa antica Arte psicofisica cinese, e un sempre maggior numero di persone si sta avvicinando alla pratica del Tai Chi Chuan.
Anche la medicina occidentale si sta interessando ai benefici di questa pratica sulla salute, in particolare nell’ambito della riabilitazione neuro motoria e nel miglioramento dei sintomi di molte patologie croniche.
Ormai si possono rilevare, a livello internazionale, centinaia di programmi di studio e di ricerca delle più importanti Università relativamente all’incidenza dell’allenamento con il Tai Chi Chuan sui sintomi di diffuse patologie croniche e degenerative che ci affliggono:
- Ipertensione
- Artriti e Artrosi
- Diabete
- Morbo di Parkinson
- Alzheimer
- Osteoporosi
- Depressione, Ansia, Insonnia
Gli effetti del Tai Chi su Cuore, Muscoli e Ipertensione
Praticare Tai Chi (o più correttamente Taiji) migliora la funzionalità cardiovascolare e aumenta la forza muscolare, ma produce un effetto positivo anche sull’ipertensione. Sono ormai molteplici le ricerche che giungono a risultati simili.
L’ultima in ordine di tempo è dell’Hong Kong Polytechic University, pubblicata sullo European Journal of Preventive Cardiology. Lo studio ha riguardato un totale di 65 soggetti anziani divisi in due gruppi. Il primo, formato da 29 persone, aveva praticato Tai Chi tre volte alla settimana per un’ora e mezza e un periodo di tre anni, mentre il secondo, formato da 36 persone, era completamente a digiuno della pratica.
I praticandi di Tai Chi mostravano parametri migliori, riguardo la pressione arteriosa, quella del polso e la resistenza vascolare, con un miglioramento notevole anche relativamente alla conformità delle arterie grandi e piccole e alla forza muscolare.
L’autore della ricerca William Tsang, spiega: “questo è il primo studio che esamina i possibili effetti del Tai Chi sulla compliance arteriosa, confrontando i praticanti di Tai Chi con i coetanei non praticanti. Riteniamo che il miglioramento provocato dagli esercizi dipenda dalla combinazione di allenamento aerobico, stretching, respirazione, concentrazione mentale e meditazione promossa dai movimenti tipici del Tai Chi. Un ulteriore vantaggio che favorisce la promozione della disciplina è che può essere praticata in qualsiasi momento e ovunque, senza vincoli di apparecchiature o palestre”.
Un’altra ricerca è giunta alle stesse conclusioni, facendo coincidere la pratica orientale con un effetto protettivo nei confronti dei pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca.
Pubblicato su Archives of Internal Medicine, lo studio del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston ha coinvolto 100 pazienti affetti da scompenso cardiaco.
Malgrado alla fine della sperimentazione non si fosse modificata la capacità di percorrere i sei metri in piano – uno dei test usati per valutare la funzionalità cardiaca – né la quantità di ossigeno nel sangue, la qualità di vita dei pazienti era decisamente più alta, con un miglioramento dell’umore e una migliore predisposizione nello svolgimento dell’attività fisica. Il Taiji è riuscito cioè a rompere il circolo vizioso per il quale il paziente, non riuscendo a praticare un’adeguata attività fisica, continua a peggiorare.
La stessa ricercatrice aveva coordinato un meta-studio sul Taiji per valutarne gli effetti antipertensivi, concludendo che la pratica orientale rappresenta una valida alternativa agli esercizi fisici tradizionali, in particolare per i pazienti pigri e con scarsa volontà. Potrebbe costituire inoltre una sorte di attività-ponte che conduca nel tempo ad altri esercizi più impegnativi.
Tai Chi Chuan e Artrite, Artrosi
(fonte www.taichiperlasalute.it)
Nel corso della piu’ ampia indagine mai realizzata sul programma di Tai Chi della Arthritis Foundation, nei partecipanti e’ stata riscontrata una significativa diminuzione del dolore, dell’affaticamento e della rigidità, accompagnata da un generale senso di benessere.
E’ stato inoltre verificato un miglioramento della capacita’ di estensione e dell’equilibrio, secondo quanto afferma Leigh Callahan, PhD, principale responsabile della ricerca, Associate Professor alla University of North Carolina at Chapel Hill School of Medicine e membro dello UNC’s Thurston Arthritis Research Center.
“I nostri studi – afferma Callahan – dimostrano che la pratica dei corsi di Tai Chi apporta benefici concreti agli individui affetti da qualsiasi tipo di artrite, comprese fibromialgia, artrite reumatoide e artrosi. Questi dati sono stati verificati in contesti sia urbani che rurali, e i dati provengono da uno stato del nord-est e da uno del sud-ovest degli Stati Uniti”.
I risultati della ricerca sono stati presentati da Callahan lunedi’ 8 novembre 2010, in occasione dell’incontro scientifico annuale dell’American College of Rheumatology ad Atlanta.
Il Tai Chi nella cura del diabete
(fonte www.taichiperlasalute.it)
Secondo uno studio pubblicato dal “New England Journal of Medicine” nel febbraio 2002, l’incidenza del diabete negli Stati Uniti e’ pari all’incirca al 6%, per una popolazione di 91.8 milioni di persone, e si prevede che nel 2025 il 10% della popolazione soffrira’ di diabete.
Nel corso di una ricerca sul tema “riduzione dell’incidenza del diabete di tipo 2 mediante interventi sullo stile di vita o metformina (farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2 della famiglia delle biguanidi)”, 3234 persone con intolleranza al glucosio sono state assegnate, su base casuale, a:
– un gruppo “placebo”;
– un gruppo “somministrazione metformina”;
– un gruppo “cambio stile di vita: esercizio leggero (Tai Chi Chuan) e dieta”.
Risultati rispetto al placebo:
metformina: miglioramento del 38%
intervento sullo stile di vita: miglioramento del 58%
Conclusione: Un programma di esercizio leggero, Tai Chi Chuan e una dieta controllata possono prevenire per circa il 60% le complicazioni legate al diabete.
Fonte: Rhayun Song, Eun-Ok Lee, Paul Lam, Sang-Cheol Ba, A published study: Tai Chi for Arthritis, “The Journal of Rheumatology”, settembre 2003.
Tai Chi e morbo di Parkinson
La pratica del Tai Chi mostra di alleviare le difficoltà di equilibrio nei pazienti con malattia di Parkinson lieve o moderata, con ulteriori benefici nel miglioramento delle capacità funzionali e nella riduzione delle cadute, in uno studio condotto da Fuzhong Li e colleghi presso l’Oregon Research Institute, negli Stati Uniti.
Gli autori fanno notare che normalmente i medici incoraggiano i pazienti a fare esercizio fisico ma che pochi programmi hanno dimostrato una reale efficacia. Per questa ragione, i 195 pazienti inclusi
nello studio, con malattia allo stadio compreso tra 1 e 4 secondo la scala di Hoehn e Yahr, sono stati assegnati in maniera randomizzata a tre diverse tipologie di esercizi: tai chi, training di resistenza e stretching.
Il gruppo Tai Chi ha tratto significativamente maggior beneficio rispetto agli altri due gruppi, mentre il gruppo dedicato al rafforzamento ha tratto maggior beneficio del gruppo che ha svolto esercizi di flessibilità. In particolare, l’equilibrio è migliorato mediamente del 12% con Tai Chi rispetto al gruppo focalizzato sulla flessibilità e del 5,5% rispetto al gruppo focalizzato sul rafforzamento. Il controllo direzionale è migliorato con tai chi dell’11% circa rispetto ad entrambi gli altri gruppi. Inoltre, la media mensile delle cadute nell’arco dei 6 mesi è stato significativamente minore con tai chi: 0,22 rispetto 0.51 con gli esercizi di rafforzamento e 0,62 con gli esercizi di flessibilità.
Ancora Tai Chi Chuan e Parkinson
“Dott.ssa De Pandis, presso il Centro Parkinson del San Raffaele Cassino nel corso di questi anni è stata avviato un protocollo di sperimentazione sull’utilizzo del TAIJIQUAN nella malattia di Parkinson.
Come nasce questo tipo di approccio?”
La scelta del TAIJIQUAN come strumento da utilizzare per un allenamento terapeutico nelle persone affette da malattia di Parkinson nasce perché questa disciplina, nei suoi diversi stili (yang stile e chen stile), ha alcuni fondamenti che coincidono con il razionale stesso delle tecniche di riabilitazione motoria che noi utilizziamo.
Queste caratteristiche rendono la tecnica particolarmente utile alle persone con malattia di Parkinson in quanto il deficit attentivo associato al deficit della rappresentazione corporea indotto dal deficit di integrazione sensori motoria, è alla base di disturbi di postura e di equilibrio oltre che di motricità globale in questa malattia.
Pertanto, tale tecnica lavorando su: stimoli attentivi interni ed esterni, concentrazione, postura e sequenze motorie, equilibrio, non fa altro che ricostruire costantemente una mappa neuronale che reintegra concretamente la rappresentazione psico/corporea/respiratoria/motoria, una sintesi che lavora con un razionale teorico che è alla base dell’approccio riabilitativo nella malattia di Parkinson.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare gli effetti indotti dalla pratica del TAIJIQUAN su una selezione di malati in fase stabilizzata di malattia valutando in modo specifico la marcia, l’equilibrio, la postura e la percezione soggettiva del miglioramento.
Il San Raffaele di Cassino dispone di un laboratorio per lo studio del movimento (Gait Analysis) che consente la rilevazione delle grandezze cinematiche (spostamento nello spazio, velocità. Accelerazione) dinamiche (forze coinvolte nel movimento e nella postura) ed elettromiografiche (muscoli attivati).
Quindi, con la collaborazione del Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano, è stato progettato uno studio controllato randomizzato in cross over per verificare l’efficacia dell’allenamento terapeutico con TAIJIQUAN in pazienti affetti dalla malattia si Parkinson.
I pazienti sono stati valutati sia per quel che riguarda l’aspetto motorio (velocità del movimento, lunghezza del passo, fluidità del movimento), la stabilità posturale (stabilometria e forze al terreno, diario delle cadute) che per quel che riguarda l’aspetto neuropsicologico (la qualità della vita, l’umore, la percezione di benessere).
I dati preliminari indicano chiaramente un miglioramento delle performance motorie globali, una riduzione delle cadute e un miglioramento della percezione soggettiva di benessere oltre che di alcuni dati relativi alle scale di valutazione sulla qualità della vita.
Tai Chi e Alzheimer
ALZHEIMER E.I.T. (Terapia di Integrazione Emotivo-affettiva)
Proponiamo il sunto di un articolo del Dott. Romeo Lucioni con una proposta per la riabilitazione:
La malattia di Alzheimer è una demenza degenerativa cronica e progressiva per la quale non sono state ancora trovate né una eziologia né una terapia farmacologica soddisfacente. Seppure non guaribile, questa sindrome, caratterizzata soprattutto dalla compromissione delle funzioni mentali e cognitive, permette uno “spazio” di “curabilità” che tende ad ampliarsi sia per l’efficacia di nuovi farmaci, sia per gli interventi riabilitativi specifici e quelli psicoterapeutici che tendono a ripristinare e a ristrutturare le funzioni psichiche.
Fra queste terapie non farmacologiche assume una importanza rilevante l’ E.I.T. (Terapia di Integrazione Emotivo-affettiva) che utilizza come base il Tai Chi Chuan e che si è andata strutturando attraverso le esperienze di terapia sensomotoria, terapia emotivo-affettiva ed espressivo relazionale.
È un intervento psicoterapeutico che, al di là delle considerazioni psicodinamico-interpretative, utilizza il movimento, le sensazioni, le emozioni, gli affetti e le elaborazioni razionali, oltre a quelle intuitivo-istintive, per dare al “soggetto malato” la possibilità di ristrutturare le proprie potenzialità psico-neuro-biologiche, permettendo così un recupero delle funzioni di base ed una riabilitazione reale e quantificabile.
L’E.I.T. ha degli obiettivi centrati sui pazienti, tra i quali vanno sottolineati:
• controllo della sintomatologia psico-comportamentale;
• ristrutturazione delle potenzialità adattive dell’Io;
• contenimento e modulazione delle risposte emotive;
• rafforzamento delle disponibilità affettive e relazionali;
• recupero delle potenzialità motorie e percettive;
• riscoperta delle variabili modulatrici che, filtrate dall’affettività, stimolano le capacità di fronteggiare il disagio e le limitazioni;
• desiderio di autoscoperta e volontà propositiva nella ricerca di autonomia e di libertà;
• freno alla tendenza ad isolarsi ed a “ristagnare” in qualche angolo, facendo assumere un ruolo da protagonista
Le osservazioni sin qui riportate hanno condotto a considerazioni di particolare interesse per quanto riguarda i miglioramenti ottenuti:
1. Riduzione o scomparsa di una emotività esplosiva e incontrollabile
2. Scomparsa delle tendenze alla fuga
3. Aumento delle aspettative.
4. Recupero motorio e del ritmo gestuale.
5. Capacità di relazionarsi.
6. Trasmettere ad altri la propria sensibilità,
7. Recupero dell’iniziativa.
8. Recupero dell’umorismo e del sarcasmo.
9. Recupero della mimica.
10. Capacità cognitive. Capacità mnesiche
Tai Chi e Demenza senile
Dopo otto mesi di questo esercizio leggero, anziani cinesi sani in un recente studio randomizzato e controllato vantavano importanti benefici relativi al cervello.
PROBLEMA: Anche se studi precedenti hanno dimostrato la capacità dell’esercizio aerobico per aumentare il volume del cervello e migliorare la memoria, non è chiaro se una forma meno intensa di esercizio fisico, in particolare il Tai Chi, può generare gli stessi vantaggi del cervello.
METODOLOGIA: Gli scienziati della University of South Florida e Fudan University hanno condotto uno studio di 40 settimane randomizzato e controllato con 120 anziani non affetti da demenza, Shanghai in Cina. Hanno confrontato la salute cognitiva dei praticanti Tai Chi con quella di membri di un gruppo che non hanno subito alcun intervento, con esami di risonanza magnetica nonché misure neuropsicologiche per la demenza, la capacità di apprendimento, e la fluenza verbale per tutto il periodo di studio.
RISULTATI: I soggetti del gruppo di controllo hanno mostrato un restringimento del cervello coerente con ciò che è stato generalmente osservato tra le persone tra 60 e 80 anni. I partecipanti che praticavano Tai Chi tre volte alla settimana, tuttavia, hanno mostrato un significativo aumento del volume del cervello, nonché miglioramenti nella loro memoria e nei punteggi dei test di pensiero.
CONCLUSIONE: Un regime di regolare esercizio Tai Chi ingrandisce il cervello e migliora le capacità cognitive degli anziani.
IMPLICAZIONE: Dal momento che ricerche precedenti hanno dimostrato un legame tra demenza e restringimento del cervello, una forma meno intensa di esercizio aerobico, come il Tai Chi, può ritardare l’insorgenza di questa malattia mentale degenerativa.
Tai Chi e Osteoporosi
Uno studio realizzato dalla Harvard medical School di Boston, negli Usa, ha scoperto che il Tai Chi svolge un prezioso ruolo nella prevenzione dell’osteoporosi.
Il Qi Gong e il Tai Ji Quan, oltre ad agevolare l’eliminazione di scorie e tossine organiche, a lavorare col peso del corpo, aumentano anche la stabilità e l’equilibrio, e quindi, oltre a prevenire e curare l’osteoporosi, diminuiscono la probabilità di cadute, maggiori cause delle fratture ossee, specie del collo del femore, così frequenti nelle persone anziane.
Il Taiji regola la funzione del sistema nervoso centrale, migliora la coordinazione dei vari organi del corpo umano, regola la funzione dei nervi vaghi, assicura adeguato apporto di sangue e ossigeno ai tessuti dei vari organi e facilita il metabolismo. Tutti fattori che contribuiscono a prevenire l’osteoporosi, l’ipertensione, l’arteriosclerosi.
Aumenta, inoltre, l’elasticità dei tessuti polomonari, la capacità ventilatoria dei polmoni, l’espansione del torace nella respirazione (che contrasta l’ossificazione delle cartilagini del costato) e potenzia lo scambio tra ossigeno e andidride carbonica.
Poiché l’osteoporosi (il processo degenerativo per cui il tessuto osseo ha un ritmo di decomposizione più rapido di quello di formazione) può essere causata anche da insufficiente apporto sanguigno alle ossa, dovuto all’arteriosclerosi, da insufficiente assorbimento di calcio dai cibi, per carenze dei succhi gastrici, il Taiji può prevenire o ritardare notevolmente questi disordini.