Fino alla metà del secolo scorso, zazen era rimasto una via di vera trascendenza chiusa a pochi. Solo i monaci e rari filosofi se ne interessavano in quanto pratica di risveglio fondata sull’esperienza soggettiva.
Oggi, ricerche moderne di Neuroscienza condotte in diversi ambiti hanno mostrato che Zazen non è solo un esercizio spirituale ma una regolazione del corpo e della mente, un modo per realizzare un vero equilibrio e penetrare una condizione di pura consapevolezza.
La postura
Zazen permette una corretta ripartizione delle tensioni muscolari. Esercita una riorganizzazione della postura, così come lo dimostra la registrazione dell’attività muscolare dei soggetti in meditazione, ed il controllo del metabolismo di base. Zazen assicura anche l’equilibrio ottimale del corpo ed elimina gli inconvenienti dovuti alle cattive abitudini in cui il corpo si è fissato.
La respirazione
Anche il controllo della respirazione è molto importante. La principale difficoltà viene dal fatto che non si può respirare correttamente se la postura è scorretta. Durante zazen, la concentrazione verte sulla espirazione che deve essere lunga e profonda. Così, l’aria viziata residua è espulsa dai polmoni ed il praticante può utilizzare a pieno la sua capacità polmonare. Il ritmo respiratorio rallenta insieme al battito cardiaco, di conseguenza il sangue è meglio ossigenato a beneficio degli organi interni, del cervello e del sistema nervoso.
L’espirazione esercita una spinta verso il basso su tutta la massa addominale e sviluppa una grande energia nel tronco, le reni, le anche; in questo modo il centro di gravità del corpo si abbassa e l’individuo diventa più stabile. E’ possibile in seguito al praticante conservare questa respirazione nella vita quotidiana, poiché il corpo finisce per adottarla inconsciamente.
Il cervello
Gli studi di neurofisiologia fatti su dei praticanti hanno mostrato che il cervello intellettuale e analitico, cervello frontale e cervello sinistro, si pacificano e che invece il cervello destro e il cervello profondo, sedi dell’intuizione e della regolazione del sistema nervoso autonomo, sono attivati.
Se si produce uno stimolo, il cervello lo registra ma ritorna molto presto al ritmo cerebrale proprio di zazen (alfa lento e theta) il che dimostra che gli stimoli dell’ansia e dello stress possono completamente ridursi.
Le diverse ricerche hanno chiaramente mostrato che zazen influenza non solo lo stato dello spirito, ma anche la fisiologia stessa del cervello. Questi lavori testimoniano oggettivamente l’unità corpo-mente affermata nel XIII° secolo dal maestro Dogen. Il dottor Hirai, scrisse: “Questo stato di coscienza prodotto naturalmente durante zazen, riflesso nell’ elettroencefalogramma e misurato, come altri fenomeni fisiologici, è il risveglio di ciò che è nel profondo dello spirito degli uomini fin dalla loro nascita.”
Sesshin
Dalle origini dello Zen, dall’epoca del Buddha Shakyamuni, le sesshin sono il cuore della pratica dello Zen.
Sesshin vuol dire diventare intimi con se stessi, con il proprio corpo e il proprio spirito, abbandonare il proprio egoismo e armonizzarsi con gli altri, con la natura, con l’ordine cosmico.
Durante le sesshin, la cui durata varia da uno a più giorni, (al Centro del Loto da una mattinata intensa fino ai ritiri di più giorni), i partecipanti si concentrano su zazen, la pratica nel dojo, così come sul samu, lavoro manuale collettivo e sulle pratiche fisiche e respiratorie che intervallano le sedute di zazen (30/45 min). “Ogni azione della vita quotidiana è la continuazione di zazen. Partecipando alle sesshin si può realizzare nella nostra vita di tutti i giorni l’autentica pratica dello Zen”.