La pratica costante della meditazione e’ in grado di indurre vere e proprie modifiche a livello neurocerebrale.
L’esecuzione costante quotidiana di almeno 40 minuti di attivita’ yogica-meditativa e’ in grado di rendere piu’ spessa la corteccia cerebrale di coloro che vi si dedicano rispetto ad un gruppo di controllo che non la pratica.
Tale regione cerebrale svolge un ruolo cruciale nel processo decisionale, nella memoria di lavoro, nelle interazioni mente-corpo.
In questo senso, pare che la meditazione sia in grado di modificare il modo in cui il cervello lavora e questo puo’ essere misurato tramite tecniche di ‘neuro imaging’.
Probabilmente questo avviene in quanto la meditazione altera gli impulsi elettrici cerebrali.
La maggiore attenzione verso l’interno di se stessi e la maggiore autoconsapevolezza si riflettono in modifiche peculiari del tracciato elettroencefalografico. Nello specifico: vi e’ un aumento delle onde veloci teta e lente alfa nell’area frontale cerebrale, un incremento degli indici parasimpatici e un abbassamento di quelli simpatici.
Tali modifiche indotte dalla meditazione offrono importanti opportunita’ al fine di proteggere dai danni connessi all’assottigliamento di tale area cerebrale concomitanti con l’avanzare dell’eta’.
La pratica della meditazione e’ in grado di favorire l’esecuzione dei compiti mnemonici specie quelli a breve termine. Essa favorisce il ricordo libero degli eventi evitando di compiere degli errori.
Essa pare essere in grado di favorire la riduzione dell’emissione di risposte abituali e di favorire all’opposto quelle nuove. Per certi versi, la meditazione sarebbe in grado di stimolare la creativita’.
Nel corso della meditazione si verifica un rilascio della dopamina endogena in corrispondenza con un aumento dell’attivita’ delle onde teta registrate tramite elettroencefalogramma. Sembra che la maggiore presenza di dopamina sia dovuta alla soppressione della trasmissione cortico striale glutamatergica. Tali riscontri neurofisiologici hanno un corrispettivo a livello fisico che i soggetti riferiscono in termini di minor desiderio di azione durante la meditazione e di maggiore tendenza alla visualizzazione sensoriale.
Sembra che la pratica della meditazione sia in grado di influenzare le complesse interazioni tra le reazioni ossidative e anti ossidative che regolano l’emissione dei fotoni ultradeboli, che sono dei costituenti dei processi metabolici dei sistemi viventi.
La pratica meditativa si differenzia rispetto al mero riposo per il fatto che stimola maggiormente una diminuzione della frequenza dei battiti cardiaci sia durante la sua pratica sia a distanza di un’ora dal termine di essa. Essa, inoltre, pare essere in grado di favorire un processo di sincronizzazione attiva tra le dinamiche cardiache e quelle respiratorie.
A livello di caratteristiche di personalita’ si e’ visto che in coloro che riportano un’ansia di tratto molto bassa, la meditazione li porta prevalentemente a focalizzare la loro attenzione verso l’interno con accrescimento della consapevolezza, mentre, al contrario, in coloro che hanno un livello molto elevato di ansia, la meditazione induce un senso di rilassamento e di maggiore lucidità.
Le persone predisposte alla meditazione meno frequentemente credono in Dio, sono piu’ portate ad affidarsi ad una forma di saggezza interna, sono piu’ propense alla quiete mentale, al rilassamento, al legame con l’infinito. La meditazione, a sua volta, favorisce ulteriormente la quiete mentale, il senso di amore, di gratitudine, la tendenza alla lode, al ringraziamento e la riduzione delle preoccupazioni.
I benefici specifici che si sono riscontrati nella applicazione clinica della meditazione sono stati:
• riduzione della mortalita’ cardiovascolare in persone affette da ipertensione. La meditazione riduce i rischi cardiaci e di altri disturbi cronici come la pressione sanguigna elevata, l’abitudine a fumare, lo stress psicologico, ormonale, il colesterolo e l’arteriosclerosi. L’abbassamento di tali fattori di rischio rallenta i processi di invecchiamento e diminuisce i livelli di mortalita’. La meditazione ha un valore sia preventivo, primario e secondario, dei disturbi cardiovascolari, sia di riduzione del ricorso a spese mediche, farmacologiche e di ospedalizzazione. I programmi di educazione alla salute dei pazienti in questo senso sono in grado di indicare loro quali possono essere le reali aspettative e benefici e possono sgravare l’assistenza sanitaria di ampie quote economiche;
• riduzione dei livelli di pressione sanguigna non solo nelle situazioni cliniche, ma anche nelle persone sane e questo puo’ comportare un forte valore preventivo nell’ambito della vita quotidiana, scolastica, ad esempio, oppure professionale;
• abbassamento dei livelli urinari di cortisolo nelle donne in post menopausa: questi diminuiscono tanto piu’ quanto si protrae tale pratica. Tale riduzione sembra riflettere una migliore capacita’ di regolazione a livello endocrino che risulta fondamentale per la riduzione dei rischi cardiovascolari che nelle donne in post menopausa si elevano a tal punto da arrivare a superare quelli degli uomini;
• in ambito oncologico: la meditazione e’ in grado di ridurre la paura nei malati terminali, l’ansia, la depressione, lo stress, i disturbi dell’umore, in particolare tra le donne, aiuta a combattere la fatica mentale e la sensazione di spossatezza fisica,
• nei pazienti epilettici puo’ favorire il rilassamento che si evidenzia anche in modifiche del tracciato elettroencefalografico. Ad eccezione di un’unica ricerca che sembra mettere in luce il rischio che la meditazione possa suscitare attacchi epilettici puo’ severi e frequenti in coloro che sono predisposti, per via dell’aumento dei livelli di glutammato e di serotonina nel cervello, numerose altre ricerche sia precedenti, sia seguenti a questa hanno rilevato non solo che la meditazione non favorisce l’insorgere di attacchi epilettici, ma anche che questa e’ in grado di ridurne le manifestazioni;
• la pratica di almeno tre mesi della meditazione sembra essere in grado di elevare i livelli di melatonina nel sangue e con essa indurre un profondo senso di benessere percepito;
• la meditazione sembra essere utile anche a supporto di un approccio psicoterapeutico in cui, in genere, gli aspetti spirituali vengono scarsamente affrontati. Questo pare essere particolarmente utile per pazienti con tentato suicidio o a rischio d’esso perche’ li stimola a ricercare la loro saggezza interiore e li mette in connessione con la conoscenza che proviene interiormente;
• la pratica costante della meditazione e’ anche in grado di rafforzare il sistema immunitario nelle persone sane in un ambiente lavorativo, di accentuare i vissuti emotivi positivi e di favorire l’attivazione dell’emisfero frontale anteriore sinistro;
• la meditazione si e’ rivelata utile anche nell’ambito di un programma per la riduzione della delinquenza giovanile. Al termine d’esso i ragazzi si sono dimostrati meno impulsivi, piu’ concentrati e consapevoli di se stessi e della loro condizione;
• la pratica meditativa puo’ essere benefica per il controllo di crisi acute di mal di testa;
• e, infine, puo’ essere utile per i disturbi legati alla sindrome del colon irritabile: nello specifico, essa e’ in grado di ridurre nel breve e nel lungo termine alcune delle manifestazioni legate a tale patologia tra le quali la flatulenza, le eruttazioni, il senso di gonfiore, la diarrea, la costipazione.
Dott.ssa Anna Fata
Psicologa del benessere